"A day without laughter is a day wasted"

Categorie

Drawings (1) LOL (1) NC (1) Nico's (1) poesie (14) post (18)

martedì 11 febbraio 2014

3- Jolly y Plato

30°

"Hey Pete, ci sei? Guarda chi ti abbiamo portato.. E' Plato, Pete!"

(Lasciate fare a me ragazzi..) "Sei uno dei miei soci per caso?"

"Ah beh no.. quelli sono tutti nel tuo ghetto creato per loro, dentro di te."

"Bene, allora non chiamarmi in quel modo. E la prossima volta bussa."

"Non vedo porte. Siamo di pessimo umore oggi.."

"Questo lo vedi? Questo dannato cocker, lo vedi? Non è Plato, fino a che punto pensate sia imbecille?"

"Ma sì che è Lui, risparmiaci le tue solite patetiche scenette di nevrosi random Pete. Te ne prego. Ti dico che è Plato."

"Che tu sia maledetto a marcire per il resto della tua vita in questo finto open garden fronte mare, che uno tsunami ti investa, e che tutti i tuoi cari possano crepare di morte lenta e dolorosa. Plato è un labrador, di razza pura non è un bastardo, un mezzo incrocio tra gruppi sanguigni annacquati tra chissà quali aborti risparmiati, come lo sei tu."

"Vaffanculo Peter."

<"RIPORTATE RUDY ALLA SIGNORA WANMULLER!">

Ah-ah lo sapevo! Fanculo a te, fake di un gelataio anni 20.
Non puoi venirmi a rompere le palle quando sono in conference con i miei Soci..
Stavo per l'appunto cercando di attuare una strategia di sequestro al canile, un piano perfetto alla Ocean.

Divento una femminuccia col ciclo quando pretendono di farmi passare per folle a tutti i costi. 
Comprendo tutto nitidamente, sono molto più lucido rispetto a tutto il personale in mascherina. Stavo lavorando ad un progetto embroniale ed ora ho perso il filo..

Porterò Plato a correre libero sul bagnasciuga un giorno.

(“Caffè, non riesco a seguirti quando mi parli in portoghese.” "Ah si.. e ora dove sono andati?)


2- Jolly y el mar

Ora sto bene, a seguito di quell'episodio mi diedero l'infermità mentale. 
Venni a sapere fossero già sulle mie tracce da tempo. Forse lasciai in giro troppe prove quella sera, comunque non mi trovarono in disaccordo con la sentenza.
O meglio.. "Infermo" mi sembrò eccessivo inizialmente, ma non credo esistesse un sinonimo che chiarisse a pieno la mia condizione.

Devono per forza recintarti in qualche categoria predefinita.

"Marcus, falla finita."
"Chi è Marcus, Pete? Cosa c'entra nel discorso che stavamo affrontando?"
"Scusi agente, ma sa.. credo la trovi attraente."

Ero affetto da un disturbo definito 'bipolarismo multiplo', anche se venne diagnosticato da Professoroni competenti, in realtà non capirono mai a fondo il modo semplice che usavo per interagire con i miei eterni amici. La checca soprattutto mi fece fare certe figure barbine a causa della sua dannata incontinenza verbale..

Trascorsi un pò di mesi in una clinica e anche li feci amicizia, mi accontentai di quello che passava il convento in realtà. Ero troppo superiore per parlare a caso di cose da camicie bianche monomanica, ma una mente eccelsa per sopravvivere deve adattarsi.
Sono sempre stato un tipo schivo ma duttile e socievole.

Me lo chiamarono "soggiorno". Certo, una vacanza all'inferno. 

Me ne sto beatamente seduto su questa sedia scavando nel passato, dondolando in cerca di un rifugio, ma confesso vissi giorni difficili, attraversai realmente le porte e le fiamme dell'inferno.
Conosco Caronte e Lucifero (forse loro sono al mio livello) ed odio profondamente alcune case farmaceutiche.

Per non parlare dei modi aggressivi con cui gli "addetti alla quiete" mi tolsero l'alcool. Fu ingiusto privarmi della mia sambuca scaldacuori. Lì, ammetto, divenni un pò irrascibile. 
Sorrido ricordando tali scene di fermento.

Ora sinceramente, a parte brevi allucinazioni una tantum al dì, me la cavo e mi godo il panorama, 
vedo il mare da qui. Oggi è una tavola ed io sono parecchio stordito.

Sapete.. ogni santo giorno il mio pensiero va a Plato, il simpatico pisciacane del Filosofo.
Mi farò una nuotatina rigenerante, dopo di chè lo andrò a cercare.
"Aaah fa silenzio Louise, per favore! Certo che so badare ad un cane!"

Devono sempre metter bocca... 


lunedì 10 febbraio 2014

The jazz

Ed io, che ho scritto di tutti

Ne parlavamo ieri e mi è rimasto il sorriso addosso, nato spontaneo da un pensiero espresso e condiviso, che è cresciuto dentro e soddisfatto s'è spalancato.
Uno scambio di catarsi, l'approdare in un atipico nirvana, un incontro di scorci, uno scontro di scene mai vissute ed eredità di tempi, quel che c'era.
Lì, tra i silenzi, senza che tu te n'accorgessi, credo di averti fatto entrare, per regalarti un po’ di vita vera, senza che attendessi sulla soglia.
Pur volendo poi, penso di non poter far altro, sono secoli che mi dedico solamente ad abbellirne l’uscio. Se vuoi, ho quel che ho visto e quel che vedo, da questa porta.
Se non esistesse la fretta della notte che si prepara a diventar mattina, ti parlerei di tutti quelli che accompagno quando ormai s’è trasformata, di tutti quelli che non seguo, di dove vado quando mi perdo tra i volti e nei gesti di coloro che osservo, di gente che imprigiono dentro storie.
Quasi come fosse una passione empirica, vorrei esser in grado di trasmetterla.
“E’ un ventennio che guardo e che non dormo” e mentre la cantano alla radio, io divento autrice dei mille libri che non ho mai scritto.
Ognuno ha ed è una canzone, un dipinto, ognuno ha un logo stampato in petto ed incollata in fronte una citazione.
Sono tutti slogan che camminano "compra me!" - "ti prego non comprarmi" - "se solo mi comprassi.."-"perlomeno provami" - "non sono in offerta".
Spesso mostrerei a tutti loro cosa intendo per rivoluzione, vorrei che si osservassero da un'altra prospettiva, da dove sono io, dalla stellina adesiva del centro palco: immortalarli nel tempo e portarli dall'altra parte per sdoppiarli. Io ad esempio, lo rifiuterei.
Forse è proprio quest’incapacità di percepire la nostra unicità che ci turba, ci vincola e ci fa vacillare.
Una duplicazione di noi stessi, non ad anticipare ma ad arginare vie di vita, che ci serva a far capire se siamo schiavi di essa o se la sottomettiamo.
Vorrei guardassero da qui anche le storie d’amore che costruisco con minuzia fiamminga per loro, quei due passanti, quei passeggeri del mio treno, quella mendicante scalza col suo benefattore: da un’espressione, dalla copertina dello stesso libro, da una mano che sfiora un’altra, io creo intorno una galassia.
Mi stordiscono le urla di una lite mattutina tra la donna che è a casa a preparare la colazione per i figli, e il marito, davanti a me in 24h, perso nell’inchiostro del Messaggero.
Vago nei tratti somatici e più in profondità nelle rughe di un'anziana signora, linee che sfacciate confessano Un lutto.
E’ un impressionante altalena: su a toccar l’arida consapevolezza di aver già vissuto quel che c’era da vivere e poi giù a sfiorare la speranza inconsapevole del sorriso di un bambino, che agita le mani nell'aria come i nastri di raso della ginnasta seduta pochi posti più in là. Lei imbalsamata ritrae nella mente il ragazzo, poggiato con una spalla alla porta d’uscita, con uno skate tra le braccia e lo sguardo disperso.

L’uomo con giornale – Galante Francesco
Ritratto di donna anziana – Maxmilian Ciccone
Il bambino - Francesco Guccini
La ginnasta - Mara Bevione
Il suonatore di flauto - Frans Hals

Il treno si ferma per poi proseguire la corsa sui binari, la ginnasta ultima la tela ed il ragazzo si volta rivolgendo però la sua attenzione all'Ipad del professore di Filosofia, su cui scorre il dito, intento a memorizzare la lezione del giorno. 'La scelta e Kierkegaard', stesso saggio nel quale naufragano stremati gli occhi dello straniero confinante.

Professore - Autoritratto di Nicola Spedalieri
Uomo di colore - Boogeyman - El Coco

I suoi stivali raccontano degli infiniti passi su Les champes Elisèe, dove una sera d'inizio autunno, li trovo', accanto all'accortezza materna di larghi fianchi dimenticati, come i passi del Coco.
In questo viaggio mi alterno e mi contraddico,  e velocemente mi affeziono, mi nauseo e mi commuovo, mandando giù il nodo nella gola di tutti i miei pregiudizi.
Seguo la scia dei pensieri di Boogey, quando alza la testa per dissezionare un concetto complesso appena letto, per riassembrarlo internamente ed acquisirlo. Le pieghe della sue fronte mi fanno intuire abbia compreso, e ne sono fiera.
Compiaciuto, lascia andare il capo, io seguo il suo gioco di profili, la punta del naso converge tra i seni decadenti di una figura criticamente pirandelliana, che non s'arrende al tempo e col trucco carminio sfugge a ciò che teme.

Io, voi, nessuno cento mila.

Un filo che scende dall'orlo dell'ampia gonna della signora fa inciampare il mio sguardo in un intreccio di corpi.
Pochi riescono ad incastrarsi armonicamente in versi, solo guardandosi, pensavo. Pochi, e noi due.
La scena a malincuore mi disturba, non riesco a trovare quella verità che mi serve, ostentano un qualcosa che superficialmente pensano esista. Lui abbraccia lei in modo rassegnato, e viene subito catapultato nel letto di lenzuola fresche, dove forme rigide e pelle chiara, lo attendono ansiose.
I capelli biondi della ragazza dell'est sono fermi come il lago e fini come nylon, ma non ne sono degna cornice. Il vento pungente delle 5 l'avrà spettinata, mentre aspettava alla fermata tra un esame di coscienza e un dubbio amletico.

I due ragazzi vicini e distanti non valgono neanche la busta del cesto nella quale venne temperata la mina della matita che usò Hayez per abbozzarne il Bacio.
Ragazza bionda - Roy Lichtenstein

Apre con garbo la cerniera della sua pochette ed estrae uno specchietto, il gioco di riverberi mi conduce agli occhi neri, del ragazzo già pronto a dichiararmi guerra. Un fare bellicoso, spalle larghe, una maglia aderente che lascia intravedere i muscoli sottostanti e gambe lunghe, danno sfogo a fantasie.
Mi sfida misogino ma accetto da asessuata.
Il sacrificio, la dedizione, l'amore trascurato, l'esperienza omosessuale, il lavoro di papà, la vendetta.
Io vedo questo, trattengo lo sguardo fino al punto in cui lo abbassa.
Denudato e letto.
Chissà invece cosa avrà capito di me, cosa pensa di aver capito di me. Chissà cosa immaginano di me..
Ad un tratto mi sento gli occhi addosso, mi scrutano curiosi, scavano prepotenti, mi rimproverano severi.
Nella frazione di secondo in cui mi rendo conto di esser spettatrice divento membro della compagnia, come se non fossi più lì per loro ma con loro, e sorrido voltandogli le spalle.

Sirena vittoriana - John William Waterhouse

Anche oggi ho preso la mia dose e sulla strada selvaggia di Lou Reed che affermava "siamo la nostra eroina", avanzo, lasciandomi indietro quello che ho creato.
Rischierò continuamente un'overdose, so che affogherò e riemergerò in tempo limite, ma in fin dei conti credo sia proprio questo spingersi oltre che ci consente il superamento dei nostri record personali.
Non è forse questo che ci appaga?

E scaraventati in mare aperto qua e là dalla corrente, storditi cerchiamo di trovarci, e come salvagenti tenersi.

Nel tragitto dal treno all'abisso mi apro a te e con lo stesso sguardo che poco prima giudicava, provo a far trasparire, umile, che l'esperienza non serve. Tutto è improvvisazione.
E se puoi concederti il lusso di esser te stesso e contemporaneamente ciò che vuoi.. hai fatto Jazz.

Quando mi hai chiesto a che pensavo c'era uno col trombone ed uno al pianoforte.

1- Jolly y sus amigos


Da quando m'incontrai non sono più lo stesso. O forse si.
Se non erro fu un anno fa, stavo bevendo la mia sambuca liscia, accanto alle mie ragazze. 
La bisca dove mi trovavo era un locale stretto e angusto: ricordo luci verdi, del pavimento non seppi mai il colore in realtà, perché cosparso di cenere H24, lo sguardo perso dei miei companeròs di sbronze, le mie malinconie in scatoline da tasca, la nebbia tossica, l'obesa in cassa, le slot-machines, i bagni imbiancati di bianca e le chewingum sotto il tavolo 23.
Mi sentivo cattivo, quando entravo li, mi sentivo gangster. Effettivamente guardando bene i miei 'soci', se fossi entrato di sera con un mio amico per una tranquilla partita a biliardo, avrei avuto per tutto il tempo quel senso d'oppressione, imbarazzo e d'ansia di quegli occhi rossi armati, puntati addosso come raggi laser.
L'allegro team era composto da: Il francese, lo zoppo, il pirata, il saggio, la vedova, il filosofo, la checca e Caffè.
Lo chiamavamo Francese perché lo era, ma soprattutto perché amava indossare il suo sartoriale abito gessato e quel ridicolo cappello alla Fred Buscaglione. Era educato, e confesso fossi invidioso dello Charme con cui seduceva le numerose ballerine in calore, solite consumatrici di roba da bisca delle 3.00.
La roba preziosa proveniva dal laboratorio dello zoppo precisiamo, il nettare. Andava fiero dei suoi successi, quindi dei suoi sporchi dollari. Aveva iniziato a spacciare all'età di 14 anni tra un giornale e un cartone di latte, quando poi un giorno scivolò su un macete, ma questa è una lunga storia. In carcere divenne 'credente', una volta libero, ogni domenica si recava in Chiesa a pregare il suo San Pablo. 
Talvolta, dopo la leggera colazione di Vov e frittelle, lo accompagnava il Pirata, ladro professionista, maniaco dell'ordine ed abile falsario. Non spaventava a guardarlo, ma in due minuti di conversazione ti incastrava in un labirinto psicofantapsichedelicoipnotic.. impossibile; mi spinse ad ammettere avessi l'apparecchio, a raccontare di quanto fosse enorme in confronto alla mia faccia e del mio 'rosciume' di bimbo. 
Gli cavai un occhio, con una stecca. E non perché disprezzassi il mio colore naturale di capelli o il mio apparecchio d'argento, ma perché aveva osato accennare alla mia infanzia, così senza permesso, senza preavviso, davanti a tutti. Non lo sopportai. Maledetto Pirata.
Il saggio vomitò quella notte. Il mio amico Louise dagli occhi verdi, scarpa lucida e mezzo sigaro perennemente tra le due dita ingiallite della mano destra.
Lo conoscevo da anni, m'incantavano i suoi discorsi etici, la visione del mondo, i suoi rimedi contro la realtà, l'aulica nostalgia nelle sue parole e gli insegnamenti di vita. Inutili, inutile come tutto ciò che mi circondava. 
Era un tossicodipendente.
La vedova in pelliccia invece aveva un passato da escort. Credo le fossero rimasti solamente quel covo di acari e quei due diamanti ai lobi, non possedeva più neanche una casa. 
Fu un duro colpo quando venne a conoscenza del tradimento del marito con la sorella. Ve la faccio breve: lo evirò e lo uccise.
Successivamente andò a letto con avvocato, giudice, l'azzurro plotone e tutto il corpo forestale, così, per esser certa di non venir rinchiusa in qualche cella.
Comunque mi divertiva la sua voce roca.
Il Labrador iperattivo, che educatamente pisciava di continuo sugli stipiti della porta dei bagni, era del filosofo. Quell'uomo era un genio, non faceva nulla di particolare ma gesticolava d'artista, non so spiegarvelo.. 
Gli elogi al suo cane erano da premio Pulitzer, davvero.
La mia stima nei suo confronti non credo fosse paragonabile a quella nutrita, per lui, dall'isterico ibrido Marcus. Omosessuale e razzista, un cinico schizzato, un caso clinico. Il filosofo era il suo unico punto debole e sono convinto fosse parecchio geloso del suo cane, di come lo tenesse stretto al guinzaglio.
A concludere in bellezza questo meraviglioso e surreale quadretto, c'era Mr. Coffee, blues-man dalle 4 lingue, dai 4 strumenti, dai 4 denti.
Venne picchiato a sangue, a seguito di un fattaccio, Ahia..ci rimise il sorriso in quella rissa. Il Club di Chicago, dove aveva osato 'ribellarsi' fu teatro del suo dramma, e l'insegna luminosa per molto tempo gli arrecò gravi crisi e attacchi di panico. Sua cugina, venne minacciata da bottiglie rotte, ferita, poi stuprata e assassinata, dal proprietario del locale, che dava da vivere a Coffee. Beh.. Dio, non credo che.. Oh! Che sbadato! Stavo quasi per dimenticarmi la ciliegina sulla torta! Parliamo di un personaggio assai rilevante nella storia di quegli anni in quel tetro paesino, di un uomo importante, di spessore e di una certa classe, Peter Nirsch.
Non ho mai capito perché mi attaccarono addosso quell'etichetta. 
Probabilmente perché era francofone o forse perché era a quota +520...
Chi diede loro il permesso? 
No ok, mi piaceva.
Ci avrei scommesso che il flusso dei ricordi mi avrebbe fatto perdere il filo del discorso.
Esordì accennando al mio incontro.. Si, infatti una sera mi venni a trovare, mi autoinvitai in bisca.
Le mie due cagnette si spaventarono e corsero via abbandonandomi lì, vicino a quello strano essere logorroico. Continuava a farmi domande pur non ricevendo risposte. Numenologicamente ed insensatamente parole prive di logica, non so dirvi.. Ad un tratto ricordo però che infastidito intervenni, spensi la mia sigaretta nel bicchierino di sambuca sul bancone ed iniziai a parlare; 
il dialogo fu acceso, lento, ricco, prolisso, illuminante, confortante, commovente. 
Colsi la mia essenza e mi riconobbi, credo, o stronzate del genere.
Al termine del confronto mi invase un 'senso d'amore' talmente prorompente in me che il tavolo 23 improvvisamente si bagnò, così rosso.. 
Adoro il porpora dell'emoglobina. 
La mia deliziosa bambolina AK-47 non volle risparmiare neppure Jasmine, immortalata nella mia mente, serena, intenta a contare le banconote degli ultimi incassi. Non fui clemente con la Venere di Botero.
I miei amici si stupirono del sangue freddo con cui agìi.. Già. Li sento ogni giorno, ancora me lo ripetono. Ho tatuato sulla pelle ciascuno di loro. 

Sono sempre al mio fianco, immortali, i miei cari Soci.

giovedì 30 gennaio 2014

Omologato è chi si sforza di non esserlo

Le promesse da usuraio,
gli occultamenti dietro un saio,

i giuramenti d'avvocati,
le dipendenze dei drogati,

le ironie parlamentari,
i pasticcini ai commissari,

I mafiosi principianti
I contratti dei cantanti

i suicidi adolescenti
le puttane inTRANSigenti

Quante cose da twittare!
Un Pc acceso può aiutare..

Ma se il fine è lamentarci
Esiste un mezzo per salvarci?

 
Ridici su e non farti etichettare,spegni pure la Tv e scendi in strada a camminare.